20.11.07

Spostamento esami

Sono spiacente ma, a causa di un importante impegno sopravvenuto, la seduta di esame già prevista per il 26 novembre è spostata a giovedì 29 novembre, alle ore 10.

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Prenotati per l'appello del 26 novembre

Mercaldo Chiara RI/960
Notte Antonio RI/1177
Schioppa Giuseppe RI/851
Massa Danilo SPI/13
Russo Alessia RI/1106
Violante Pasquale SP/8377
Milone Marina RI/234

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19.11.07

1 dicembre: le ragioni dell'acqua in piazza


Una manifestazione nazionale per difendere l’acqua pubblica e i beni comuni

di Marco Bersani*

Sabato 1 dicembre il popolo dell’acqua chiama tutte/i a Roma per una grande manifestazione nazionale per “ripubblicizzare l’acqua e difendere i beni comuni”.
E’ questa la prossima tappa di un percorso nuovo e originale che in questi anni ha attraversato il Paese per affermare l’acqua come bene comune e diritto umano universale, per lottare contro la sua mercificazione e privatizzazione, per ricostruire, a partire dall’acqua e dai beni comuni, un nuovo legame sociale dal basso e una nuova democrazia.

Un popolo formato da decine di esperienze e mobilitazioni territoriali, accompagnate da un costante lavoro di sensibilizzazione sociale; un insieme di attivisti provenienti da comitati locali, associazioni religiose e culturali, reti no global e di movimento, gruppi sociali ed ecologisti, organizzazioni sindacali e politiche.
Un popolo che ha saputo collegare le esperienze nel Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua per aprire una vera vertenza nazionale, incidendo sull’agenda politica.

Per sei mesi – da gennaio a luglio - l’intero Paese è stato attraversato dalla campagna di raccolta firme in calce alla legge d’iniziativa popolare per la totale ripubblicizzazione dell’acqua, per la sua gestione pubblica e partecipata dai lavoratori e dalle comunità locali, per la tutela di un bene essenziale a beneficio di questa e delle generazioni future.
Una battaglia di civiltà, che si colloca all’interno delle battaglie dei movimenti sociali che, in particolare nel Sud del mondo, lottano contro le multinazionali e per affermare il diritto all’acqua e alla vita, dalla Bolivia all’Uruguay, dal Sudafrica all’India.

406.626 sono state le firme raccolte in tutte le regioni d’Italia e consegnate il 10 luglio al Presidente della Camera dei Deputati.

Alcuni risultati sono stati nel frattempo raggiunti: la legge d’iniziativa popolare ha iniziato il suo iter di discussione alla Commissione Ambiente della Camera il 3 ottobre scorso e, nel frattempo, la richiesta di moratoria su tutti gli affidamenti nuovi e in corso a qualsiasi tipo di SpA, inserita nel decreto fiscale collegato alla Legge Finanziaria, è stata convertita in legge al Senato ed ora sta affrontando il passaggio alla Camera.
Sono risultati importanti, che segnano la capacità di incidenza politica di un movimento che ha saputo fare dell’autonomia politica e dell’attenzione ai contenuti la propria bussola di direzione.
Ma sono risultati ancora insufficienti. Occorre invertire la rotta, occorre battere gli interessi forti e trasversali che continuano a considerare l’acqua e i beni comuni il terreno della valorizzazione finanziaria, il luogo della massimizzazione dei profitti, il mercato primo dei capitali finanziari.. Interessi che continuano ad agire nei territori, attraverso le accelerazioni nelle aggregazioni di multiutilities sempre più grandi e nel Parlamento, attraverso norme surrettizie inserite nella Legge Finanziaria che rimettono in sella il contestatissimo DDL Lanzillotta di privatizzazione dei servizi pubblici locali (art. 46 bis), o che obbligano i Comuni a mettere in vendita le proprie quote di partecipazione societaria (art. 85 re 87).

Occorre invertire la rotta portando in piazza le ragioni dell’acqua. Per chiedere l’approvazione definitiva della moratoria, per chiedere la veloce approvazione della legge d’iniziativa popolare, per esigere misure in favore del risparmio idrico e dell’unica grande opera pubblica che ci piace, il riammodernamento degli acquedotti e delle reti idriche su scala nazionale.

Ma in piazza, assieme alle ragioni dell’acqua, vogliamo portare le ragioni della democrazia. Le ragioni dei tanti territori che lottano in difesa dei beni comuni, dei diritti sociali e contro tutte le mercificazioni e che stanno sperimentando nuove forme di partecipazione dal basso, di riappropriazione dei beni sociali, di costruzione della democrazia come partecipazione diretta e rimessa in discussione dei luoghi della decisionalità politica.

Quella che oggi è in crisi non è la politica. Perché, se per politica si intende l’azione comune per la difesa dei diritti collettivi, oggi il Paese è attraversato da un’ondata di buona politica. Quella di chi lotta contro le grandi opere che devastano il territorio e propone progetti di mobilità alternativa; quella di chi resiste alla proliferazione di centrali e inceneritori che minacciano la salute e propone un altro modo di produrre e consumare, quella di chi si oppone alle servitù militari, difendendo il territorio e reclamando l’uscita della guerra dalle relazioni sociali; quella di chi lotta per i servizi pubblici, per lo stato sociale e contro la precarizzazione del lavoro e della vita.
Quella che oggi è in crisi è la rappresentanza. Che non può più essere delega, ma deve fondarsi sulla partecipazione democratica e sulla sovranità delle comunità locali in difesa dei beni comuni naturali e sociali.

Come hanno capito centinaia di enti locali, che hanno approvato delibere a sostegno della legge e della ripubblicizzazione dell’acqua, che stanno costituendo coordinamenti regionali (i primi in Puglia, Lombardia e Piemonte) e che parteciperanno con il popolo dell’acqua alla manifestazione nazionale.

“O la borsa o la vita” intimavano secoli or sono i briganti ai viandanti che per sventura incappavano nel loro percorso. “O la Borsa o la vita!” intimano oggi meno romantici e ben più feroci filibustieri del capitale finanziario.

Si tratta semplicemente di scegliere la vita.
Tutti assieme, la vita.

*Attac Italia
Roma, 16 Novembre 2007


Autogestire le risorse idriche
di Valerio Calzolaio, AprileOnLine.info 19 novembre 2007

Appello
Appuntamento il primo dicembre a Roma per l'acqua bene comune e diritto umano. Sinistra Democratica aderisce alla manifestazione, promossa dal movimento italiano per l'acqua, con l'odg di cui pubblichiamo il testo


Il Forum italiano dei Movimenti per l'acqua ha convocato per l'1 dicembre 2007 a Roma una manifestazione nazionale (appuntamento ore 14.30 a piazza della Repubblica) per "ripubblicizzare l'acqua, difendere i beni comuni".
SD aderisce e chiede ai propri militanti di promuovere una ampia e diffusa partecipazione alla manifestazione.
Condividiamo le priorità indicate dal Forum.

La moratoria per un anno è stata votata dal Senato e siamo impegnati per l'approvazione definitiva entro la scadenza del decreto legge originario. La legge di iniziativa popolare (che abbiamo sottoscritto e sostenuto) ha iniziato l'iter parlamentare alla Camera e chiediamo una rapida discussione confermandone gli indirizzi di fondo. Se non fosse possibile la sua approvazione prima della scadenza della moratoria chiediamo di avviare subito la riforma dei servizi idrici nel decreto ambientale che dovrà diventare operativo entro aprile 2008.
Ristrutturare le reti idriche è davvero una grande pubblica infrastruttura e chiediamo di inserire già nella finanziaria 2008 la previsione di un fondo nazionale che consenta investimenti pluridecennali a carico della fiscalità generale e la connessione fra ambito ottimale di gestione e bacino idrografico, impostando poi il DPEF 2009 su questi indirizzi politico programmatici coerenti con il programma dell'Unione.

Autogestire l'acqua è una parola d'ordine che travalica i confini nazionali e chiediamo al governo, nel rispetto di voti parlamentari e di interventi del Presidente del Consiglio in sede ONU, di attivarsi nelle sedi internazionali per la dichiarazione solenne dell'acqua come bene comune e l'approvazione di un protocollo ONU di obiettivi concreti, scadenzati e legalmente vincolanti, affinché sia garantito il diritto all'accesso all'acqua per ogni vivente.

18.11.07

Appello per la manifestazione nazionale per difendere l’acqua pubblica e i beni comuni


1 DICEMBRE 2007
ROMA

con ritrovo ore 14.30 Piazza della Repubblica

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

RIPUBBLICIZZARE L’ACQUA, DIFENDERE I BENI COMUNI!


MORATORIA SUBITO CONTRO TUTTE LE PRIVATIZZAZIONI!

IMMEDIATA APPROVAZIONE DELLA LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE!

UNA GRANDE OPERA PUBBLICA : RISTRUTTURARE LE RETI IDRICHE!

GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA DAI LAVORATORI E DALLE COMUNITÀ LOCALI!

Siamo donne e uomini appartenenti a comitati territoriali e associazioni, forze culturali e religiose, sindacali e politiche.
Insieme abbiamo costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’ Acqua.
Insieme abbiamo raccolto più di 400.000 firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua.
La nostra esperienza collettiva, plurale e partecipativa e’ il segno più evidente di una realtà vasta e diffusa, di un movimento vero e radicato nei territori, che vuole fermare i processi di privatizzazione portati avanti in questi anni dalle politiche liberiste, che reclama il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritti umano universale da sottrarre alle logiche del mercato e del profitto, che lotta per ottenere la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione democratica e partecipativa.

Chiamiamo tutte e tutti ad una manifestazione nazionale l’1 dicembre per rendere ancora più visibile questa volontà e per mettere al centro gli obiettivi che intendiamo sostenere in questa fase della nostra iniziativa.

Chiediamo a tutte le realtà impegnate nelle lotte e nei territori per la difesa dei beni comuni e dei diritti sociali di considerare l’appuntamento del 1 dicembre uno spazio aperto dentro il quale intrecciare le rispettive esperienze nel filo comune della costruzione dell’altro “mondo possibile”.

CHIEDIAMO CHE LA DISCUSSIONE SULLA NOSTRA PROPOSTA DI LEGGE PROCEDA SPEDITAMENTE FINO ALLA SUA DEFINITIVA APPROVAZIONE

La discussione in Parlamento deve procedere senza indugi, essere aperta e partecipata dalle esperienze e dalle vertenze in corso e finalizzata ad approvare i punti di fondo della nostra proposta: tutela e pianificazione della risorsa idrica, ripubblicizzazione del servizio idrico e suo governo partecipato, intervento della fiscalità generale per garantire a tutti il quantitativo minimo vitale e per finanziare una parte degli investimenti, provvedimenti di solidarietà internazionale.

CHIEDIAMO UN PROVVEDIMENTO URGENTE DI MORATORIA SUGLI AFFIDAMENTI DEL SERVIZIO IDRICO E CHE LA LEGGE FINANZIARIA CONTENGA PROVVEDIMENTI PER IL RISPARMIO IDRICO E LA RISTRUTTURAZIONE DELLE RETI

Nei giorni scorsi il Senato, sulla base della nostra iniziativa, ha approvato nel decreto fiscale collegato alla Finanziaria il provvedimento di moratoria dell’affidamento dei servizi idrici per un anno. Ora esso passa all’esame della Camera , che deve, secondo noi, votare rapidamente allo stesso modo, approvando così definitivamente la moratoria.
La legge Finanziaria deve inoltre intervenire con provvedimenti che pongano al centro l’acqua come bene comune e siano finalizzati al risparmio della risorsa attraverso:
a) l’incentivazione del risparmio idrico in agricoltura (passaggio a sistemi di irrigazione a minor consumo di acqua) nell’industria e negli usi domestici (obbligatorietà di reti duali e sistemi di recupero dell’acqua piovana);
b) l’istituzione di un Fondo nazionale per la ristrutturazione delle reti idriche, dotato di adeguate risorse, in grado di intervenire sulla situazione non più sopportabile delle perdite e degli sprechi.

LOTTARE PER L’ACQUA PUBBLICA SIGNIFICA ANCHE BATTERSI PER LA DIFESA DEI BENI COMUNI E CONTRO LA LORO MERCIFICAZIONE

Siamo impegnati per ottenere che l’acqua sia considerata bene comune e sottratta alle logiche del mercato.
Vogliamo nello stesso tempo affermare con forza che la nostra battaglia per l’acqua è anche battaglia per tutti i beni comuni - dall’energia ai rifiuti, dal territorio all’abitare, dalla salute all’istruzione, dalla conoscenza alla sicurezza sociale- e parla e sostiene tutte le lotte che in questi anni si sono sviluppate in loro difesa.
La nostra manifestazione vive e vuole dare forza a tutte quelle vertenze territoriali che si sono battute per sottrarre i beni comuni naturali e sociali al predominio della logica del mercato e per affermare un nuovo protagonismo e volontà di contare da parte delle comunità locali.

FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
www.acquabenecomune.org

14.11.07

Laureati, i nuovi emigranti. Al Sud non trovano lavoro (della serie: non emigrano solo i docenti...)

Allarme dai dati Svimez: a tre anni dalla laurea il 46% è disoccupato
In dieci anni è quadruplicato il numero di chi si sposta in cerca di occupazione

di TULLIA FABIANI

A tre anni dalla laurea la disoccupazione. E se il lavoro c'è, è atipico e per pochi: privilegiati, benestanti e raccomandati. In questi casi si resta, negli altri si va. Da Sud a Nord: altra città, altra casa, altra vita. Si diventa emigranti, con una laurea in valigia e la speranza di farne buon uso.
Per i neolaureati meridionali mancano alternative; le partenze negli ultimi anni sono triplicate; mentre chi resta si affida a conoscenze e raccomandazioni per cercare lavoro.
Le cause? Diverse e complesse, ma in primo piano ci sono la scarsa mobilità sociale, la mancata ripresa economica e il sistema scolastico.

È quanto sostiene una ricerca della Svimez, (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno), che prende in esame la mobilità territoriale, la condizione professionale e occupazionale dei laureati meridionali a tre anni dalla laurea. Nel lavoro pubblicato sul quaderno "I laureati del Mezzogiorno: una risorsa sottoutilizzata o dispersa" e condotto su dati Istat dai professori Mariano D'Antonio e Margherita Scarlato dell'Università di Roma Tre, si legge infatti che la forbice sociale tra giovani dei ceti alti e bassi nel Mezzogiorno è frutto di un "sistema di istruzione che contribuisce soprattutto ad amplificare la distanza tra aree ricche ed aree povere". Mentre "dovrebbe compensare gli svantaggi di partenza portando allo stesso livello figli di famiglie di diverso reddito e grado di istruzione".

Emigrazioni in crescita. Nel 2004, a tre anni dalla laurea, il 46,4 per cento dei laureati meridionali che hanno studiato al Sud e si sono laureati in corso è disoccupato. Disoccupato anche il 43,3 per cento dei laureati con il massimo dei voti a fronte del 30,8 per cento del Centro-Nord, dove oltre l'80 per cento dei laureati fuori corso da più di tre anni ha comunque trovato un'occupazione.
Si spiegano così gli altri dati che indicano un progressivo incremento delle emigrazioni: nel 1992 i giovani meridionali che emigravano al Nord dopo la laurea erano il 6 per cento; nel 2001 sono diventati il 22 per cento. In valori assoluti, da 1.732 a 9.899 laureati e tra questi più ingegneri ed economisti. Ma la crescita ha riguardato anche i giovani che hanno scelto il Centro-Nord per frequentare l'Università: in percentuale, erano un terzo (pari a 6.618 studenti) nel 1992, sono saliti al 60 per cento (10.539 unità) nove anni dopo. Rimane invece molto bassa la quota di studenti che dal Centro-Nord si sposta al Sud per studiare: nel 2001 sono stati soltanto 779.
"Nel Mezzogiorno il mercato del lavoro è opaco, molto più di quanto lo sia a livello nazionale - nota Margherita Scarlato, docente di Economia dello sviluppo all'Università di Roma Tre - l'accesso non meritocratico al lavoro è più forte. E non è solo un problema di stagnazione economica. Laddove è carente la qualità dell'istruzione scolastica infatti è molto più determinante il ruolo della famiglia. Perciò l'origine sociale e territoriale continua a determinare fortemente l'accesso all'istruzione, il rendimento, e la collocazione nel mondo del lavoro".

La forbice sociale. I dati analizzati mostrano la differenza delle opportunità: fra i laureati meridionali sono soprattutto i figli di dirigenti (22,7 per cento) e di liberi professionisti (23,6 per cento) a laurearsi in corso. Inoltre sono soprattutto i 'figli dì a laurearsi nel Centro-Nord (20,9 per cento) o a trasferirsi dopo aver studiato al Sud (24,2 per cento), favorendo così le migliori possibilità di crescita professionale. "Servono interventi rigorosi di inclusione sociale per evitare che i giovani restino ai margini - ribadisce la professoressa - altrimenti non ci saranno davvero limiti alle emigrazioni. Chi emigra lo fa per necessità, per avere una possibilità di crescita e di lavoro, e nella maggior parte dei casi non è una scelta privata".
Il discorso vale per la Campania, regione con la più forte migrazione di neolaureati: un valore nel 2001 pari al 21,3 per cento del totale dei laureati (erano il 15,2 nel 1998); vale per la Calabria (18,3) e per Puglia e Sicilia (pari entrambe a 17,4 per cento). Minore invece la propensione al trasferimento per i molisani (12,9) e gli abruzzesi (13,2).

E per chi sceglie di restare? Lavoro atipico, spesso frutto della rete di conoscenze. Secondo l'indagine, se si è figli di dirigenti e imprenditori ci si affida ad amici, conoscenti e parenti per la ricerca dell'impiego (tra il 37 e il 41 per cento dei casi), più di quanto facciano altri lavoratori autonomi (22-25 per cento). Ma in questi casi la distanza tra Nord e Sud si accorcia: anche al Nord i figli di dirigenti e imprenditori si rivolgono a canali informali. E anche là i contratti li fanno a progetto.

(Repubblica.it, 14 novembre 2007)

3.11.07

Arrivederci, ragazzi


Da ieri mi sono trasferito formalmente alla Sapienza, presso la facoltà di Scienze della comunicazione.
E' con una nota di emozione che lascio l'Orientale, dove ho insegnato negli ultimi anni e dove mi ero anche laureato tanto tempo fa. Ma mi rendo conto che tale emozione è dovuta soprattutto al fatto di separarmi da una classe di studenti di rara qualità.
Certo, non sono mancati anche tra loro quelli che, interessati al massimo a conseguire obiettivi vuoti e nominali, sono rimasti impermeabili a ogni interesse sostanziale e specialmente a qualsiasi accenno di conoscenza critica. Lo constato con amarezza e con un certo senso di sconfitta, da immarcescibile illuminista quale sono, tanto più se talora questa massa amorfa mi ha indotto perfino a sacrificare il rapporto con gli studenti più partecipi e perspicaci. Con questi ultimi, con voi, avrei voluto e dovuto stabilire un'intesa più stretta, ora me ne rendo conto.
Tuttavia, non sono poche le soddisfazioni che mi avete dato, con la vostra intelligenza in crescita e la vostra curiosità culturale. Non lo dico retoricamente, ma così mi avete aiutato a ricordarmi quanto amo questa mia professione, per quanto essa possa essere diventata difficile e talvolta perfino frustrante.
Non voglio esagerare con i toni sentimentalistici, lungi da me; ma nel congedarmi da voi, ragazzi, voglio augurarmi di essere riuscito almeno un po' a dimostrare e ad attuare quello che era il mio vero intento, così espresso nel film di Louis Malle dalla splendida figura di Padre Jean:
"Per me la vera educazione sta nell'insegnarvi a far buon uso della libertà".
Auguri, ragazzi.