Ricerca, chi decide come spartire i soldi?
Panorama.it Mercoledì 28 Febbraio 2007
Hanno preso carta e penna per esprimere tutta la loro rabbia e preoccupazione. Più di 150 personalità del mondo accademico, alcune molto note (come l’astrofisica Margherita Hack), hanno sottoscritto la “denuncia” al ministro dell’Università e ricerca Fabio Mussi.
Sul banco degli imputati ci sono le valutazioni dei “Prin 2006″, i progetti per assegnare i finanziamenti pubblici alla ricerca di base. Una torta sempre più piccola che quest’anno era di 82 milioni di euro da spartire fra ben 14 aree.
Docenti e ricercatori mettono in dubbio la credibilità delle commissioni che hanno esaminato i progetti e assegnato i soldi. “Da due anni assistiamo a una degenerazione del sistema” sintetizza Patrizio Dimitri, professore di genetica all’Università La Sapienza di Roma. “Il punto più critico della valutazione delle proposte riguarda le competenze di chi le valuta: spesso si tratta di esperti senza competenze specifiche sulla tematica”. Almeno quattro i motivi dell’accusa.
Primo: i giudizi dati dagli esaminatori risultano “generici e telegrafici”. Quando il progetto è stato bocciato o promosso ma non ammesso al finanziamento (situazione in cui finisce più della metà di quelli giudicati positivi) non è stata fornita alcuna spiegazione.
E nessuna analisi che potesse eventualmente aiutare gli esclusi a migliorare quanto presentato. Secondo: i valutatori stranieri sono quasi del tutto scomparsi dalle commissioni.
Mentre, a giudizio dei firmatari, proprio i revisori internazionali garantivano maggiore imparzialità. Terzo: le competenze dei valutatori risultano sbilanciate verso alcuni settori.
È il caso lamentato per scienze biologiche. La commissione di quest’area risulta “dirottata” su un numero limitato di settori: sette degli 11 valutatori erano esperti di biochimica, fisiologia e farmacologia. Il netto squilibrio ha pesato sulle valutazioni: su 96 progetti finanziati solo cinque sono di genetica.
Quarta e ultima accusa: il conflitto di interesse. “Dai dati in nostro possesso” si legge in una delle due lettere inviate al ministro “emerge che alcuni valutatori collaborano o hanno collaborato con i coordinatori di progetti finanziati. Ci sono casi eclatanti di sovrapposizione anche elevata fra la produzione scientifica di alcuni valutatori e quella dei responsabili di progetti finanziati”. E non è tutto. “Oggi, per carenza di fondi, dobbiamo rinviare l’acquisto di nuove strumentazioni” spiega Francesca Matteucci, ordinaria di astrofisica all’Università di Trieste.
“Il paradosso è che ora, per via dei progetti non finanziati, non potremo usare neppure quelle per le quali abbiamo già speso milioni di euro: come il telescopio nazionale Galileo, sull’isola di La Palma alle Canarie”.
Hanno preso carta e penna per esprimere tutta la loro rabbia e preoccupazione. Più di 150 personalità del mondo accademico, alcune molto note (come l’astrofisica Margherita Hack), hanno sottoscritto la “denuncia” al ministro dell’Università e ricerca Fabio Mussi.
Sul banco degli imputati ci sono le valutazioni dei “Prin 2006″, i progetti per assegnare i finanziamenti pubblici alla ricerca di base. Una torta sempre più piccola che quest’anno era di 82 milioni di euro da spartire fra ben 14 aree.
Docenti e ricercatori mettono in dubbio la credibilità delle commissioni che hanno esaminato i progetti e assegnato i soldi. “Da due anni assistiamo a una degenerazione del sistema” sintetizza Patrizio Dimitri, professore di genetica all’Università La Sapienza di Roma. “Il punto più critico della valutazione delle proposte riguarda le competenze di chi le valuta: spesso si tratta di esperti senza competenze specifiche sulla tematica”. Almeno quattro i motivi dell’accusa.
Primo: i giudizi dati dagli esaminatori risultano “generici e telegrafici”. Quando il progetto è stato bocciato o promosso ma non ammesso al finanziamento (situazione in cui finisce più della metà di quelli giudicati positivi) non è stata fornita alcuna spiegazione.
E nessuna analisi che potesse eventualmente aiutare gli esclusi a migliorare quanto presentato. Secondo: i valutatori stranieri sono quasi del tutto scomparsi dalle commissioni.
Mentre, a giudizio dei firmatari, proprio i revisori internazionali garantivano maggiore imparzialità. Terzo: le competenze dei valutatori risultano sbilanciate verso alcuni settori.
È il caso lamentato per scienze biologiche. La commissione di quest’area risulta “dirottata” su un numero limitato di settori: sette degli 11 valutatori erano esperti di biochimica, fisiologia e farmacologia. Il netto squilibrio ha pesato sulle valutazioni: su 96 progetti finanziati solo cinque sono di genetica.
Quarta e ultima accusa: il conflitto di interesse. “Dai dati in nostro possesso” si legge in una delle due lettere inviate al ministro “emerge che alcuni valutatori collaborano o hanno collaborato con i coordinatori di progetti finanziati. Ci sono casi eclatanti di sovrapposizione anche elevata fra la produzione scientifica di alcuni valutatori e quella dei responsabili di progetti finanziati”. E non è tutto. “Oggi, per carenza di fondi, dobbiamo rinviare l’acquisto di nuove strumentazioni” spiega Francesca Matteucci, ordinaria di astrofisica all’Università di Trieste.
“Il paradosso è che ora, per via dei progetti non finanziati, non potremo usare neppure quelle per le quali abbiamo già speso milioni di euro: come il telescopio nazionale Galileo, sull’isola di La Palma alle Canarie”.
Etichette: politica universitaria
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