Mussi e il tunnel della ricerca
Il ministro Confronto con i rettori al convegno degli ambientalisti socialisti
Guglielmo Ragozzino
Torino
Il convegno degli ambientalisti-socialisti si svolge a Torino nella sala Kyoto dell'Environment Park (Parco tecnologico per l'ambiente). La sala è dedicata al grande ecologo Nicholas Georgesku Roegen. L'area è dell'antica Fiat. Qualcuno ricorda l'esondazione della Dora che scorreva sotto le Ferriere (l'acqua serviva per il raffreddamento industriale). La città rischiò grosso. Fu nel 2000 e la struttura abbandonata delle Ferriere resistette ma si decise di demolire tutto. Così nacque il parco tecnologico, dovuto agli sforzi comuni di comune e regione e ai finanziamenti europei. I centri di ricerca sono di apparenza modesta e funzionano. Due ragazzi in camice bianco offrono un motorino come tanti altri; però è a idrogeno. Il primo prototipo, assicurano: si tratta di un motorino spagnolo, Monty e 80, costruito interamente in Cina, cui hanno sostituito l'apparato motore con due bombole di idrogeno, un sistema di celle, una batteria. Il vano previsto per il casco è tutto riempito da grosse schede elettroniche che rendono agibile il sistema. L'ingegnerizzazione è ancora carente, dicono. Velocità massima 25 km orari, autonomia di 5 ore.
L'atteso clou del convegno è l'intervento di Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca. Mussi è però strappato ai compagni ecologisti e socialisti da un'altra esondazione: quella dei magnifici rettori che vogliono confrontarsi con lui. Così avviene il fatale incontro. Mussi esordisce: «In Italia ci sono 365 sedi universitarie contro 105 province. Non abbiamo esagerato?». E racconta del capo gabinetto che, tutte le sere, arriva con centinaia di fascicoli da firmare. Spesso si tratta solo di spostare un bidello ... Ma la firma è indispensabile. Poi parla delle cifre per la ricerca: non sono così terribili, spiega, sono solo ottuse: non tengono conto soprattutto della qualità, notevole, dei ricercatori italiani. Poi inserisce due temi interessanti: dottori di ricerca e valutazioni. Quello dei dottori di ricerca - afferma - è un titolo importante nel mondo, nelle società e nelle amministrazioni pubbliche. «Anche qui da noi bisogna aprire le uscite per i dottori di ricerca» ma non è un titolo da spendere dentro l'Università, come si è fatto qui sempre. Una legge in proposito esiste, ma manca, come al solito, il decreto attuativo. Sarà mia cura, conclude il ministro, affrontarlo subito e cambiare le cose. Poi vi è la delicata questione dell'Anvur, il comitato preposto alle valutazioni. Quando sono arrivato - aggiunge il ministro - l'Anvur, nominato da Moratti, ha presentato le dimissioni; ma si trattava di buoni elementi e così ho detto al prof. Provasoli, il presidente, di continuare «per me che sono uomo di partito, essere di un partito non è un titolo scientifico, mai».
Per primo parla in replica Francesco Profumo del Politecnico, informa il ministro che il Poli ormai fa da sé, in rete con Losanna, Ginevra, Grenoble, Barcellona. Gli studenti sono 26mila; la ricerca è sostenuta dallo stato solo per il 42%, mentre «il resto lo troviamo noi». Poi parla Ezio Pelizzetti dell'Università di Torino. Informa che i suoi studenti sono 74mila, quasi quanti operai aveva la Fiat un tempo a Torino. Chiede la defiscalizzazione dell'Irap «almeno quella» ripete. Terzo, tra cotanto senno, Paolo Garbarino, rettore dell'Università del Piemonte orientale. «Possiamo - chiede - forzare un po' i limiti regionali e fare corpo con gli atenei lombardi e liguri?». Mussi replica ma il consenso è diffuso. Per buon peso il ministro racconta del Cipe, dove è entrato un po' di straforo. Lì i soldi ci sono, solo che «loro» credono che le infrastrutture siano solo ponti e strade ferrate; invece ho lanciato l'idea che anche i luoghi di eccellenza scientifica, i laboratori di alta fisica e di genetica, le grandi biblioteche sono infrastrutture decisive, non meno dei tunnel. Staremo a vedere».
(il manifesto, 2 Marzo 2007)
Guglielmo Ragozzino
Torino
Il convegno degli ambientalisti-socialisti si svolge a Torino nella sala Kyoto dell'Environment Park (Parco tecnologico per l'ambiente). La sala è dedicata al grande ecologo Nicholas Georgesku Roegen. L'area è dell'antica Fiat. Qualcuno ricorda l'esondazione della Dora che scorreva sotto le Ferriere (l'acqua serviva per il raffreddamento industriale). La città rischiò grosso. Fu nel 2000 e la struttura abbandonata delle Ferriere resistette ma si decise di demolire tutto. Così nacque il parco tecnologico, dovuto agli sforzi comuni di comune e regione e ai finanziamenti europei. I centri di ricerca sono di apparenza modesta e funzionano. Due ragazzi in camice bianco offrono un motorino come tanti altri; però è a idrogeno. Il primo prototipo, assicurano: si tratta di un motorino spagnolo, Monty e 80, costruito interamente in Cina, cui hanno sostituito l'apparato motore con due bombole di idrogeno, un sistema di celle, una batteria. Il vano previsto per il casco è tutto riempito da grosse schede elettroniche che rendono agibile il sistema. L'ingegnerizzazione è ancora carente, dicono. Velocità massima 25 km orari, autonomia di 5 ore.
L'atteso clou del convegno è l'intervento di Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca. Mussi è però strappato ai compagni ecologisti e socialisti da un'altra esondazione: quella dei magnifici rettori che vogliono confrontarsi con lui. Così avviene il fatale incontro. Mussi esordisce: «In Italia ci sono 365 sedi universitarie contro 105 province. Non abbiamo esagerato?». E racconta del capo gabinetto che, tutte le sere, arriva con centinaia di fascicoli da firmare. Spesso si tratta solo di spostare un bidello ... Ma la firma è indispensabile. Poi parla delle cifre per la ricerca: non sono così terribili, spiega, sono solo ottuse: non tengono conto soprattutto della qualità, notevole, dei ricercatori italiani. Poi inserisce due temi interessanti: dottori di ricerca e valutazioni. Quello dei dottori di ricerca - afferma - è un titolo importante nel mondo, nelle società e nelle amministrazioni pubbliche. «Anche qui da noi bisogna aprire le uscite per i dottori di ricerca» ma non è un titolo da spendere dentro l'Università, come si è fatto qui sempre. Una legge in proposito esiste, ma manca, come al solito, il decreto attuativo. Sarà mia cura, conclude il ministro, affrontarlo subito e cambiare le cose. Poi vi è la delicata questione dell'Anvur, il comitato preposto alle valutazioni. Quando sono arrivato - aggiunge il ministro - l'Anvur, nominato da Moratti, ha presentato le dimissioni; ma si trattava di buoni elementi e così ho detto al prof. Provasoli, il presidente, di continuare «per me che sono uomo di partito, essere di un partito non è un titolo scientifico, mai».
Per primo parla in replica Francesco Profumo del Politecnico, informa il ministro che il Poli ormai fa da sé, in rete con Losanna, Ginevra, Grenoble, Barcellona. Gli studenti sono 26mila; la ricerca è sostenuta dallo stato solo per il 42%, mentre «il resto lo troviamo noi». Poi parla Ezio Pelizzetti dell'Università di Torino. Informa che i suoi studenti sono 74mila, quasi quanti operai aveva la Fiat un tempo a Torino. Chiede la defiscalizzazione dell'Irap «almeno quella» ripete. Terzo, tra cotanto senno, Paolo Garbarino, rettore dell'Università del Piemonte orientale. «Possiamo - chiede - forzare un po' i limiti regionali e fare corpo con gli atenei lombardi e liguri?». Mussi replica ma il consenso è diffuso. Per buon peso il ministro racconta del Cipe, dove è entrato un po' di straforo. Lì i soldi ci sono, solo che «loro» credono che le infrastrutture siano solo ponti e strade ferrate; invece ho lanciato l'idea che anche i luoghi di eccellenza scientifica, i laboratori di alta fisica e di genetica, le grandi biblioteche sono infrastrutture decisive, non meno dei tunnel. Staremo a vedere».
(il manifesto, 2 Marzo 2007)
Etichette: politica universitaria
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