Il giuramento di Mussi
Non so se qualcuno ci ha fatto caso, ma mi sembra utile richiamare l'attenzione su una battuta del nuovo ministro dell'universita' e della ricerca scientifica, che al momento del giuramento, ostentando di esser capace di recitare a memoria la formula di rito, si sarebbe rivolto a Prodi affermando: "Si', a memoria, d'altra parte mi occupo di scuola". Puo' sembrare una battuta insignificante, tanto piu' che si sa che Fabio Mussi e' un simpatico fanfarone. Ma invece e' preoccupante, e non certo perche' forse Mussi non si e' accorto che la scuola e' stata scorporata dal suo ministero, bensi' perche' essa e' significativa della sprovvedutezza con cui si accinge a svolgere l'incarico che gli e' stato affidato. Del resto, in questo governo non e' l'unico caso di ministro prescelto per logiche che nulla hanno a che vedere con le competenze e con le attitudini del diretto interessato. E non saro' certo io a reclamare i tecnici, invece che i politici, per quelle che sono ed e' giusto che restino responsabilita' politiche. No di certo.
Il punto e' un altro. Temo infatti che il ministro Mussi non abbia capito qual e' oggi il problema che il suo ministero deve affrontare. Lo ha indicato con grande lucidita' Alberto Asor Rosa in un articolo apparso il 26 aprile scorso sulla Repubblica: la malattia in cui versa l'universita' italiana consiste nel fatto che sta diventando sempre di piu' una "scuola". Perche' la peculiarita' e il valore di questa istituzione sta nel legame costitutivo e nell'equilibrio delicato fra le due funzioni della ricerca scientifica e della formazione didattica. E da qualche tempo a questa parte, diciamo dalla riforma Berlinguer in poi, l'equilibrio e' saltato drammaticamente, nel senso che la ricerca e' stata sistematicamente svilita a vantaggio (si fa per dire) della didattica. Lasciamo stare qui i motivi e le conseguenze di questa involuzione. Ma e' necessario e urgente che si avvii (almeno un inizio di) una inversione di tendenza. Dunque, se, come io credo, questo e' il problema serio cui si trova di fronte il nostro sistema universitario, la battuta di Mussi non risulta tanto divertente, anzi assume un significato inquietante.
Del resto, non e' un caso che in molti, fra noi operatori universitari, avessero sperato che si avverasse l'ipotesi, ventilata nei giorni scorsi, di una nomina di Asor Rosa in quel posto. Una speranza che non era suscitata dalla preferenza per un tecnico (anche Berlinguer lo era, purtroppo), ma esattamente dal fatto che Asor aveva enunciato un programma o almeno un approccio ai problemi universitari, e questo ci era sembrato convincente ai fini dell'inversione di tendenza di cui sopra. Invece la sua candidatura e' stata scartata, a quanto si dice per un veto opposto nei suoi confronti dalle comunita' ebraiche. Il che, se fosse vero, sarebbe ancora piu' inquietante rispetto a una esclusione per motivi pertinenti, cioe' per le opinioni di Asor in materia di universita' e ricerca scientifica. Se poi colleghiamo questa vicenda con quella della nomina di Fioroni al dicastero (scorporato) della pubblica istruzione, verrebbe quasi da pensare che il sistema formativo nel nostro paese sia diventato appannaggio delle confessioni e delle lobby religiose. Se per la scuola sembra che non si possa fare a meno dell'avallo della Chiesa cattolica, e per l'universita' e la ricerca si soggiace perfino alle pressioni delle comunita' ebraiche, viene per lo meno il dubbio che alle attuali forze di governo queste istituzioni non interessino poi molto. Spero che Mussi mi faccia ricredere.
Il punto e' un altro. Temo infatti che il ministro Mussi non abbia capito qual e' oggi il problema che il suo ministero deve affrontare. Lo ha indicato con grande lucidita' Alberto Asor Rosa in un articolo apparso il 26 aprile scorso sulla Repubblica: la malattia in cui versa l'universita' italiana consiste nel fatto che sta diventando sempre di piu' una "scuola". Perche' la peculiarita' e il valore di questa istituzione sta nel legame costitutivo e nell'equilibrio delicato fra le due funzioni della ricerca scientifica e della formazione didattica. E da qualche tempo a questa parte, diciamo dalla riforma Berlinguer in poi, l'equilibrio e' saltato drammaticamente, nel senso che la ricerca e' stata sistematicamente svilita a vantaggio (si fa per dire) della didattica. Lasciamo stare qui i motivi e le conseguenze di questa involuzione. Ma e' necessario e urgente che si avvii (almeno un inizio di) una inversione di tendenza. Dunque, se, come io credo, questo e' il problema serio cui si trova di fronte il nostro sistema universitario, la battuta di Mussi non risulta tanto divertente, anzi assume un significato inquietante.
Del resto, non e' un caso che in molti, fra noi operatori universitari, avessero sperato che si avverasse l'ipotesi, ventilata nei giorni scorsi, di una nomina di Asor Rosa in quel posto. Una speranza che non era suscitata dalla preferenza per un tecnico (anche Berlinguer lo era, purtroppo), ma esattamente dal fatto che Asor aveva enunciato un programma o almeno un approccio ai problemi universitari, e questo ci era sembrato convincente ai fini dell'inversione di tendenza di cui sopra. Invece la sua candidatura e' stata scartata, a quanto si dice per un veto opposto nei suoi confronti dalle comunita' ebraiche. Il che, se fosse vero, sarebbe ancora piu' inquietante rispetto a una esclusione per motivi pertinenti, cioe' per le opinioni di Asor in materia di universita' e ricerca scientifica. Se poi colleghiamo questa vicenda con quella della nomina di Fioroni al dicastero (scorporato) della pubblica istruzione, verrebbe quasi da pensare che il sistema formativo nel nostro paese sia diventato appannaggio delle confessioni e delle lobby religiose. Se per la scuola sembra che non si possa fare a meno dell'avallo della Chiesa cattolica, e per l'universita' e la ricerca si soggiace perfino alle pressioni delle comunita' ebraiche, viene per lo meno il dubbio che alle attuali forze di governo queste istituzioni non interessino poi molto. Spero che Mussi mi faccia ricredere.
Etichette: politica universitaria
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